Blog di Lucia Di Mauro

martedì 19 aprile 2016

Amiche

 

La mia amica si chiamava Anna, era la mia migliore amica. Non ricordo bene perché, forse era tranquilla molto più di me. C'erano da dividere tra noi i piatti succulenti preparati da lei, sempre squisiti, e il sonno, quando io non dormivo. Anna non abitava in collina, come me, ma dove il cemento grigio rende grigio il celo d'una ventosa giornata invernale. Il pulman per giungere a casa sua finiva lì la sua corsa e quando dovevo prenderlo, per tornare nel mio quartiere, prima d...i salire ero obbligata a chiedere se il mezzo andava al deposito oppure “giù Napoli”.
Anna un giorno fece un sacrificio per me: lei ed io volevamo lui, ma lui voleva lei, così lei non gli parlò più. D'allora tutte le donne sono amiche mie, anche se non lo sono.
A lui non parlasti più, ma quante parole tra noi due, soprattutto a telefono. Ricordi? Tu ammiravi le mie parole di poesia, “ermetiche” dicevi; io non ti ho mai confessato che ammiravo e un po' invidiavo le tue, dirette semplici e capaci di cogliere il concreto, come quando rispondesti a quei due cretini. Rido ancora.
Tu non volevi nemmeno la patente, ma io, capisci, dovevo trovare strade e perdermi per ritrovarle.
Così ti parlai di “palle al piede” o qualcosa di simile. Ma tu nemmeno allora andasti via.
Mi salutasti dopo il congedo di tua madre: io e lei appartenevamo al tuo mondo bambino.
Quanto è trascorso? Non so, ma adesso sono grande sai, ci sono riuscita, almeno mi pare per quest'ora.
Ho altre amiche che mi raccontano la nostalgia del tempo vissuto. Io no, io non rimpiango allora, né mi mancano i passi forti di paura e il non sapere mai. E malgrado le loro uniformi voci, a te lo posso dire, oggi sto molto meglio.
Lucia Di Mauro

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