Ho appena
terminato la lettura del pregevole articolo del dott. Gigi Di Fiore
dal titolo :”I 30 anni dall'omicidio di Giancarlo Siani nella
Napoli delle due città”. La mia penna in cerca di maestri ne
ammira sinceramente la fattura, ma, purtroppo, riguardo al contenuto,
non mi sento in coscienza di sottoscriverlo.
Lo stereotipo che vuole Napoli una
città anarchica, fino a delinquere, nella sua anima popolare e
massonico-giacobina nei ceti borghesi o intellettuali, è frutto di
quella visione della napoletanità figlia di pregiudizi
risorgimentali, creati scientemente per affossare la fiorente
economia duosiciliana, a vantaggio di quella delle zone più a nord
del paese.
La divisione tra borghesia e plebe,
made in Naples, è un falso. L'opposizione tra borghesia e plebe, con
i loro quartieri rappresentativi, si può trovare ovunque, non solo
nella città Partenopea. Ad esempio a Roma esistono i Parioli e la
Garbatella, a Torino troviamo il quartiere Borgo Po e Barriera
Milano, a Parigi incontriamo Villa Montmorency e Pigalle, ecc
Non mi si racconti, poi, che ci si
spara solo a Napoli. Baby-gang ne esistono in tutte le periferie o
zone difficili delle grandi metropoli. I nostri piccoli delinquenti
in erba non sono diversi dai teppistelli delle altre città, l'unica
differenza, forse, sta nella definizione: le nostre baby-band hanno
una caratteristica in più, sono, ineluttabilmente,irreversibilmente,
“ baby-band di camorra”. Purtroppo, non si riflette che la
delinquenza camorrista è delinquenza del nascondimento e non
dell'affermazione violenta, del consenso e non del dissenso popolare.
Questa delinquenza tracotante, violenta, prepotente è tipica di
adolescenti in cerca di affermazione nell'io personale e null'altro.
Sfortunatamente dobbiamo notare che lo
stato italiano, come non ha saputo combattere la grande delinquenza
organizzata, non riesce nemmeno a fermare quattro bulletti
disadattati.
Per quanto riguarda quella parte
d'umanità appartenente a quartieri meno poveri, ricordo che una
certa parte della borghesia è stata coinvolta nella massoneria
formandone l’ossatura, dovunque, e non solo oggi.
Napoli dai due volti? La città
descritta nell'articolo, violenta, imprevedibile, divisa, cattiva,
anarchica, abitata da un'umanità senz'anima, uno spettro del suo
grande passato, è una città senza fattezze, senza volto..
Mi chiedo, perché attaccare in modo
così costante e subdolo la più grande città del mezzogiorno?
Perché non attaccare Torino, piuttosto che Firenze o Venezia? Cosa
fa paura di Napoli, a chi e perché?!
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