Blog di Lucia Di Mauro

lunedì 14 settembre 2015

Il volto della città


Ho appena terminato la lettura del pregevole articolo del dott. Gigi Di Fiore dal titolo :”I 30 anni dall'omicidio di Giancarlo Siani nella Napoli delle due città”. La mia penna in cerca di maestri ne ammira sinceramente la fattura, ma, purtroppo, riguardo al contenuto, non mi sento in coscienza di sottoscriverlo.

Lo stereotipo che vuole Napoli una città anarchica, fino a delinquere, nella sua anima popolare e massonico-giacobina nei ceti borghesi o intellettuali, è frutto di quella visione della napoletanità figlia di pregiudizi risorgimentali, creati scientemente per affossare la fiorente economia duosiciliana, a vantaggio di quella delle zone più a nord del paese.

La divisione tra borghesia e plebe, made in Naples, è un falso. L'opposizione tra borghesia e plebe, con i loro quartieri rappresentativi, si può trovare ovunque, non solo nella città Partenopea. Ad esempio a Roma esistono i Parioli e la Garbatella, a Torino troviamo il quartiere Borgo Po e Barriera Milano, a Parigi incontriamo Villa Montmorency e Pigalle, ecc

Non mi si racconti, poi, che ci si spara solo a Napoli. Baby-gang ne esistono in tutte le periferie o zone difficili delle grandi metropoli. I nostri piccoli delinquenti in erba non sono diversi dai teppistelli delle altre città, l'unica differenza, forse, sta nella definizione: le nostre baby-band hanno una caratteristica in più, sono, ineluttabilmente,irreversibilmente, “ baby-band di camorra”. Purtroppo, non si riflette che la delinquenza camorrista è delinquenza del nascondimento e non dell'affermazione violenta, del consenso e non del dissenso popolare. Questa delinquenza tracotante, violenta, prepotente è tipica di adolescenti in cerca di affermazione nell'io personale e null'altro.

Sfortunatamente dobbiamo notare che lo stato italiano, come non ha saputo combattere la grande delinquenza organizzata, non riesce nemmeno a fermare quattro bulletti disadattati.

Per quanto riguarda quella parte d'umanità appartenente a quartieri meno poveri, ricordo che una certa parte della borghesia è stata coinvolta nella massoneria formandone l’ossatura, dovunque, e non solo oggi.

Napoli dai due volti? La città descritta nell'articolo, violenta, imprevedibile, divisa, cattiva, anarchica, abitata da un'umanità senz'anima, uno spettro del suo grande passato, è una città senza fattezze, senza volto..

Mi chiedo, perché attaccare in modo così costante e subdolo la più grande città del mezzogiorno? Perché non attaccare Torino, piuttosto che Firenze o Venezia? Cosa fa paura di Napoli, a chi e perché?!

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